ASIQUAS Review n. 1 - aprile 2023

Newsletter della Associazione Italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria e Sociale. Per una saità pubblica ... anche dopo la pandemia

Testata: ASIQUAS

Editore: Asiquas

https://www.asiquas.net/documents/1701275450_ASIQUASReview1AprilerevGB-MP-2.pdf

ASIQUAS Review

climate change pnrr Sanità Clima telemedicina Riforma fiscale malattie rare

Abstract

“Covid Review” nacque subito all’inizio della pandemia da un’idea di Giorgio Banchieri basata sul fatto – incontestabile - che ci trovavamo improvvisamente davanti a qualcosa di sconosciuto e d’immenso e che era prezioso offrire liberamente tutte le notizie che apparivano utili e di un qualche fondamento scientifico. Lavoro non facile.

La massa delle segnalazioni, dei preprint, delle pubblicazioni diventò presto enorme, tanto che non c’era nemmeno tempo di farle passare al vaglio dei revisori.
Gli argomenti erano molteplici: dalla ricerca sul virus e sui suoi meccanismi d’attacco alla comprensione della risposta degli ospiti e della cura migliore; dalle misure preventive su base sociale alla generazione dei vaccini; dal comportamento delle istituzioni internazionali e nazionali alle risposte più o meno razionali o più o meno convinte dei cittadini.

Stavamo vivendo un fenomeno che riguardava tutti gli aspetti della vita nelle pur diverse comunità civiche e che le stravolgeva profondamente. Fu in quei giorni che diventò di moda il termine “resilienza” ed anche il suo uso a sproposito. Furono i giorni in cui retorica e pragmatismo si contendevano spesso la scena.

Giorgio reclutò piano piano colleghi ed amici, come lui appassionati nell’osservazione e nello studio dei sistemi e delle organizzazioni sanitarie e non solo.
Mai come in quel momento toccammo con mano la complessità del sistema, l’esistenza di una molteplicità di stakeholder e le loro intricate interrelazioni. Capimmo l’importanza di tre cose, due relativamente nuove ai più: cosa significassero sindemia e One Health e l’altra, su cui c’eravamo un po' distratti, quanto fosse vitale avere un Sistema Sanitario Nazionale pubblico.

Sindemia è un termine inventato più di 30 anni fa da un antropologo medico, Merril Singer, che indica gli effetti negativi sulle persone e sull’intera società prodotti dall’interazione sinergica tra due o più malattie.
La consapevolezza di confrontarci con un fenomeno del genere nacque dal fatto che ci trovammo di fronte ad un effetto sinergico della pandemia Covid-19 con un’altra pandemia altrettanto severa e cioè la diffusione delle malattie croniche che ha ormai mostrato una chiara accelerazione su scala globale.

L’interazione delle due diverse pandemie ha accentuato le differenze sociali: il danno è maggiore nelle categorie più povere e meno istruite. È chiaro che il modo efficace di combattere una sindemia è avere una visione ampia e mettere in atto interventi con effetti sistemici.

One Health è “Un approccio integrato e unificante che mira ad equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. Riconosce che la salute dell’uomo, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell’ambiente in generale (ecosistemi inclusi) sono strettamente collegati e interdipendenti”.

L’approccio One Health spinge molteplici settori, discipline e comunità a vari livelli della società a lavorare insieme per promuovere il benessere e affrontare le minacce per la salute e gli ecosistemi, affrontando al tempo stesso la necessità comune di acqua pulita, energia e aria, alimenti sicuri e nutrienti, contrastando il cambiamento climatico e contribuendo allo sviluppo sostenibile. Anche nell’origine della Covid-19 c’è stata la mano dell’uomo.

Il fenomeno del passaggio di un virus dall’animale all’uomo, con la conseguente possibilità del contagio da uomo a uomo – il “salto di specie” (“Spillover”) si è sempre verificato nella storia dell’umanità, ma negli ultimi decenni si è presentato con una frequenza mai vista, dando vita a gravi epidemie e pandemie virali: HIV/AIDS e Ebola (dalle scimmie); influenza aviaria A/H5N1 (dagli uccelli

2

selvatici); influenza A/H1N1 – la pandemia del 2009 – (contenente geni di virus aviari e suini); fino ad arrivare ai coronavirus (comuni in molte specie animali come i cammelli e i pipistrelli) che hanno provocato nell’ordine: SARS nel 2002; MERS nel 2012 e l’attuale COVID-19 che sarebbero venuti a contatto con noi diversamente, non certamente con quell’effetto moltiplicativo che l’incontro con l’essere umano ha generato.

Trovare 8 miliardi di possibili e potenziali ospiti interconnessi fra loro con viaggi e contatti ha costituito per il virus un vantaggio enorme.
La FAO, l’OMS e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) hanno pubblicato una guida per supportare i vari paesi nella lotta contro queste malattie secondo l’approccio One Health.

Più recentemente, l’OMS ha redatto un Manifesto con sei prescrizioni per la ripresa ‘sana e verde’post-Covid-19: salvaguardare la natura; garantire l’accesso all’acqua pulita; garantire una transizione energetica rapida e sana; promuovere sistemi alimentari sani e sostenibili; costruire città sane e vivibili; azzerare gli incentivi per i combustibili fossili.

Queste raccomandazioni sono in linea con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e con le fondamenta di One Health relativamente all’impatto dell’ambiente sulla salute umana.

E infine la riconsiderazione di quanto valga avere un Sistema sanitario nazionale, sia considerando i punti di forza emersi, come la straordinaria capacità di risposta degli ospedali e dei professionisti in essi operanti che le debolezze, come non disporre di un’assistenza territoriale ben attrezzata. L’assenza di un filtro territoriale (cure primarie, medici di famiglia, servizi di igiene pubblica) che identificasse i casi, i conviventi e i contatti (l’abc della sanità pubblica), intervenendo a domicilio ha disorientato la popolazione, ha creato panico e ha messo sotto stress gli ospedali.

Oggi, che ci stiamo allontanando dalla fase critica della pandemia, o almeno così sembra, cominciano a serpeggiare dei dubbi sul fatto che le cose che allora capimmo si stiano tenendo in considerazione per affrontare il futuro.
Ricordiamoci che non c’è progresso senza miglioramento e non c’è miglioramento senza cambiamento.

Soprattutto quello che ormai sta diventando evidente è che soluzioni tampone e interventi di emergenza non solo non funzionano ma comportano il rischio di aprire nuove falle.
È ora il tempo di una riforma complessiva e purtroppo, va tenuto presente, il percorso centrifugo di tanti diversi sistemi sanitari regionali non renderà più facile la cosa.

E allora se questi sono gli scenari a cui dobbiamo cambiare è l’ora che” Covid Review” cambi pelle e guardi a ciò che sta succedendo intorno a noi e nel più grande mondo per sapere, per capire e per aiutare a fare.

Il Comitato Direttivo Nazionale di ASIQUAS